Covid-19: come avviene il contagio

Quando, dove e perché è più probabile trasmettere o infettarsi con SARS-CoV-2 secondo le ultime ricerche

Fin dallo scoppio della pandemia Covid-19, i ricercatori hanno cercato di capire nel dettaglio con quanta facilità e in quali contesti il nuovo coronavirus si trasmette da persona a persona

Solo conoscendo come avvengono la maggior parte dei contagi possiamo infatti implementare strategie di contenimento efficaci e mirate.

Sappiamo bene che il virus si trasmette tramite goccioline emesse dalla bocca e dal naso di un infetto e che il contagio può avvenire in modo diretto, ovvero trovandosi a distanza ravvicinata da un individuo contagioso, oppure attraverso una superficie contaminata. 

Ma qual è il momento di maggior contagiosità di un positivo e chi sono i cosiddetti super-diffusori? Quali sono i luoghi e i comportamenti più a rischio?

Quando si è più contagiosi

Le persone positive a SARS-CoV-2 risultano maggiormente contagiose quando si trovano ancora nel periodo di incubazione, che dura in media 5-6 giorni, ma può arrivare fino a un massimo di 14: secondo gli studi di laboratorio il momento peggiore è nei 2-3 giorni precedenti allo sviluppo dei sintomi. Ciò significa che se siete stati contagiati dal nuovo coronavirus, è più probabile che passiate il virus a qualcuno quando ancora non sospettate nulla.

A questo va aggiunto che i pazienti asintomatici (stimati in circa il 40% del totale) sono contagiosi, seppur un po’ meno dei pazienti sintomatici. 

Ecco perché, se siete in compagnia e volete stare tranquilli, sentirsi bene non è abbastanza: la mascherina è sempre necessaria, soprattutto quando ci si trova in un luogo chiuso e poco areato. Le mascherine vanno indossate sempre anche da bambini e adolescenti. Ricerche epidemiologiche condotte nel mondo reale ci dicono infatti che, pur ammalandosi raramente di Covid-19, anche loro sono in grado di infettarsi e trasmettere il virus a tutte le altre fasce d’età, con un’efficacia simile a quella degli adulti.

Il ruolo dei super-diffusori

Un altro aspetto ormai chiaro è che il coronavirus si diffonde in modo disomogeneo, l’esatto contrario di quello che succede con il virus dell’influenza. In quest’ultimo caso, infatti, la responsabilità dei contagi è equamente distribuita tra le persone infette. 

Nella pandemia da Covid-19 la situazione è molto diversa: gli ultimi studi (pubblicati su riviste come Science e Nature Medicine) ci dicono che il 70% dei positivi non passa il virus a nessuno, mentre circa 20% è responsabile dell’80% dei contagi.

Secondo questi studi, a caratterizzare questi super diffusori non è una predisposizione biologica, quanto piuttosto le circostanze in cui si trovano durante la finestra di tempo in cui sono contagiosi.

In altre parole sono i comportamenti – quello che uno fa e dove lo fa – a decidere se un positivo rientra nel 70% di persone in cui il virus trova un binario morto, o se all’opposto fa parte del 20% che permette al virus di raggiungere nuovi ospiti. Vediamo quali sono i comportamenti più a rischio.

I luoghi e i comportamenti a maggior rischio di trasmissione

Sono molte le storie di super diffusione raccolte in tutto il mondo sia da ricercatori, sia da giornalisti. In genere avvengono in discoteche, sui mezzi di trasporto a lunga percorrenza, in bar e ristoranti, nelle palestre, negli impianti di lavorazione della carne, nei luoghi di culto e durante feste private (come i matrimoni o le ricorrenze). 

Tutti questi eventi sono accumunati da una serie di circostanze e comportamenti da evitare. Eccoli:

  • trovarsi a stretto contatto gli uni con gli altri per lungo tempo. Più tempo si trascorre in una situazione simile in presenza di un infetto e maggiore sarà la concentrazione di virus nell’aria, anche se si indossa la mascherina (la mascherina riduce il numero di particelle virali emesse ma non lo azzera).
  • Trovarsi in luoghi chiusi, dove c’è poco ricambio d’aria. Gli studi di laboratorio mostrano che anche una finestra aperta può fare la differenza. Ecco perché l’abbassamento delle temperature non aiuta.
  • Non indossare la mascherina, come accade spesso se state facendo sport o se state mangiando e bevendo in compagnia.
  • Tenere il tono della voce alto perché c’è rumore o musica, oppure cantare – è il caso dei luoghi di culto – o ancora respirare in modo affannoso, cosa naturale quando si fa sport; sono tutti comportamenti che aumentano il numero di particelle virali emesse.
  • Trovarsi in luoghi a bassa temperatura e con umidità troppo bassa. La temperatura è un problema perché rallenta l’evaporazione delle particelle di saliva contenenti il virus. Stessa cosa la bassa umidità: l’ideale è mantenerla intorno al 60%.

È ancora presto per dire se le scuole siano un luogo ad alto rischio di contagio o meno, ma le informazioni disponibili al momento non sembrano suggerire che sia questo il caso, soprattutto grazie al fatto che sono luoghi altamente controllati.

 

Coronavirus quanto rimane nell'aria e nelle superfici, si trasmette agli animali?

Il nuovo coronavirus resiste sugli oggetti inanimati e sulle superfici? E se sì, per quante ore? E soprattutto, per quanto tempo resta in grado di infettare? Le piccole gocce di saliva che produciamo quando parliamo, tossiamo o starnutiamo – potenzialmente contenenti il virus se siamo infetti – possono non solo raggiungere direttamente un’altra persona nelle vicinanze, ma anche depositarsi sulle superfici degli oggetti intorno a noi e sulle nostre mani, da dove possono raggiungere un altro individuo in un secondo momento.  

Dopo un anno di convivenza forzata con Sars-CoV-2, i test mostrano risultati decisamente più chiari. Il virus si trasmette per via aerea, dalle goccioline (droplets) che viaggiano in forme grandi e piccole quando una persona parla o respira. Raccoglierlo dalle superfici, per quanto possibile, è estremamente raro.

Coronavirus nell'aria

I Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie hanno aggiornato la loro guida sui Coronavirus: ora ammettono che il virus può diffondersi anche da particelle che possono rimanere nell'aria per ore.

"Alcune infezioni possono diffondersi per esposizione al virus in piccole goccioline e particelle che possono rimanere nell'aria per minuti o ore. Questi virus possono essere in grado di infettare persone che si trovano a più di sei piedi di distanza (circa un metro e 80 centimetri, ndr) dalla persona infetta o dopo che questa ha lasciato lo spazio comune".

  • spazi chiusi, all'interno dei quali una persona infetta espone contemporaneamente persone a rischio;
  • l''esposizione prolungata alle particelle respiratorie, spesso generate da uno sforzo respiratorio (ad esempio: grida, canto, esercizio fisico) che aumenta la concentrazione di goccioline respiratorie sospese nello spazio aereo;
  • ventilazione o trattamento dell'aria, che permette l'accumulo di piccole goccioline respiratorie e di particelle in sospensione.

Il 5 ottobre sulla rivista "Science"  gli scienziati affermano che ci sono "prove schiaccianti" che l'inalazione della SARS-Cov-2 "rappresenta una delle principali vie" di trasmissione della malattia.

Una ricerca parla della possibilità che il virus si proietti più di quanto non si pensasse: lo studio made in Usa suggerisce che con la tosse può raggiungere i 6-8 metri di distanza -come riferisce la Cnn- e che in areosol rimane 3 ore in una stanza chiusa.

Quanto resiste sulle superifici

Il Ministero della Salute riferisce che hanno dimostrato che in condizioni di laboratorio, virus in forma infettiva veniva rilevato per periodi inferiori alle 3 ore su carta da stampa e carta per uso igienico, fino a 24 ore su legno e tessuti, e 3-4 giorni su superfici lisce quali acciaio e plastica.

Il virus persisteva sul tessuto esterno delle mascherine chirurgiche fino a 7 giorni, hanno dimostrato che il virus infettante è rilevabile, in condizioni di laboratorio, fino a 4 ore su rame, 24 ore su cartone, 48 ore sull’acciaio e 72 ore su plastica, a 21-23°C e con un’umidità relativa del 40%.

Altri studi recenti effettuati sulla sopravvivenza di coronavirus umani su diverse tipologie di superfici mostrano che, in condizioni sperimentali, tali virus possono sopravvivere da 48 ore fino a 9 giorni a seconda della matrice/materiale.

Per prevenire l'infezione è comunque importante tenere pulite le superfici. L’utilizzo di semplici disinfettanti è in grado di uccidere il virus annullando la sua capacità di infettare le persone, per esempio disinfettanti contenenti alcol (etanolo) al 75% o a base di cloro all’1% (candeggina). Occorre anche disinfettare sempre gli oggetti che si usano frequentemente (telefono cellulare, auricolari, microfono) con un panno inumidito con prodotti a base di alcol o candeggina (tenendo conto delle indicazioni fornite dal produttore).

Lo studio condotto negli Usa rileva che il virus è rintracciabile in aerosol in una stanza per oltre 3 ore e che, ad una temperatura compresa tra i 21-23°C - grosso modo quella delle nostre abitazioni - ad un tasso di umidità del 40%, la sua capacità di infettare è:

cartone: si dimezza in circa 5 ore, si abbatte dopo circa 24 ore

rame: si dimezza in circa 2 ore, si abbatte dopo circa 5 ore

acciaio inossidabile: si dimezza in circa 6 ore, si abbatte in oltre 48 ore

plastica: si dimezza in circa 7 ore, si abbatte in oltre 72 ore.

La trasmissione 

Le superfici più esposte a questo genere di contagio comprendono, per esempio: 

  • le maniglie delle porte
  • le pulsantiere degli ascensori 
  • i cellulari 
  • i sostegni per aggrapparsi sui mezzi pubblici.

Come disinfettare

L’utilizzo di comuni disinfettanti è in grado di ridurre al minimo e annullare la capacità del virus di trasmettere l’infezione. 

In particolare, si consiglia di pulire le superfici utilizzando: 

  • disinfettanti contenenti alcol al 75%;
  • disinfettanti a base di cloro all’1%, come la candeggina.

Il sistema più valido per ridurre il rischio di contagio rimane comunque il lavaggio delle mani, spesso e bene, con acqua e sapone e per almeno 20 secondi. 

Anche se altamente improbabile, se per strada calpestiamo scarti biologici, è possibile portare in casa il virus.

Però il pavimento non è un ambiente della casa che si tocca spesso con le mani, rendendo di fatto un contagio molto molto difficile.

L’unica precauzione che si può prendere è il rispetto delle normali norme igieniche, quindi togliere le scarpe all’ingresso di casa e pulire con regolarità i pavimenti con la candeggina, in particolar modo se nella vostra famiglia sono presenti bambini piccoli.

Per i vestiti vale più o meno lo stesso ragionamento. Se si mantiene la distanza di almeno un metro dalle altre persone e indossiamo la mascherina, possiamo considerare i vestiti come “puliti”.

Per maggiore attenzione, evitiamo di poggiare la giacca su divani o letti.

E' possibile contagiarsi toccando oggetti o stando all'aria aperta?

Potrebbe essere una buona regola quella di pulire quegli oggetti che usiamo quotidianamente (come il cellulare, il tablet o la tastiera del computer) con prodotti a base alcolica, tenendo però conto delle indicazioni igieniche fornite dal produttore. In estate, è importante mantenere le distanze con le persone presenti.

La forma principale di contagio è lo stretto contatto tra le persone anche per fare una semplice chiacchierata. Indossiamo le mascherine e manteniamo il metro di distanza.

Gli animali che sono stati a contatto con persone positive al Covid-19 possono contagiare? 

Solo pochi animali da compagnia come i gatti sono risultati positivi al coronavirus, nessun cane. Questi animali sono però stati a stretto contatto con individui positivi.

Per fortuna il rischio che gli animali domestici siano portatori del virus è molto molto basso, rendendo di fatto il contagio improbabile.

In ogni caso, sempre in via precauzionale, meglio evitare il contatto degli animali domestici con persone infette.

E' più facile essere contagiati dal Covid di inverno o d'estate? 

Negli studi di laboratorio i virus si replicano più facilmente con temperature simili a quelle invernali, ma il caldo della stagione estiva e il freddo non sono in grado di influenzare in modo importante la capacità del coronavirus di infettare una persona.

Allora perché tendiamo ad ammalarci di più in Inverno? Sappiamo che il freddo e il clima invernale hanno un effetto sulle nostre difese rendendoci generalmente più vulnerabili. Aggiungiamo a questo aspetto il fatto che con la stagione invernale, tendiamo a stare in ambienti caldi e umidi e spesso affollati con rari ricambi d’aria. Ed in questo senso, il Covid-19 non è diverso da altre malattie.

Ecco perché è importante aprire le finestre e far cambiare l’aria più frequentemente.

Concentrarsi sulla ventilazione e Sanificazione dell’aria

Seguendo però suggerimenti quantomeno confusi, sottolinea Nature, ancora molti luoghi di lavoro o svago come anche le singole persone continuano a concentrare le proprie energie sulle superfici. Dimenticando quanto più efficaci ed essenziali siano le mascherine, la ventilazione degli ambienti e il distanziamento appropriato.

Fonte Ministero della Salute

Un sanificatore d'aria riesce a ridurre drasticamente la parte volatile del virus ossia la circolazione aerea delle droplets, ossia goccioline di saliva che emettiamo quando parliamo, tossiamo e starnutiamo e in parte anche mentre respiriamo regolarmente. 

per questo vi consigliamo di valutare bene, oltre agli altri consigli menzionati, anche un sanificatore d'aria ben progettato e funzionale.   Ricordiamoci bene sanificatore d'aria e non Purificatore d'aria.. nelle prossime settimane parleremo anche di questo..

 

prossimo consiglio a breve disponibile online..

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